Žodžiai dainai: Roberto Vecchioni. Ipertensione. I Poeti.
I poeti son giovani e belli
e portano in cuore
la luce del sole
e un canto d'uccelli;
e la strada del borgo natio,
la pioggia sui tetti
la povera gente amata da Dio.
Poesia, poesia,
deh proteggimi ovunque io sia!
poesia, poesia.
I poeti son vecchi signori
che mangian le stelle
distesi sui prati
delle loro ville,
e s'inventano zingare e more
per farsi credibili agli occhi del mondo
col loro dolore.
Poesia, poesia, poesia, poesia.
I poeti si fanno le pippe
coi loro ricordi:
la casa, la mamma, le cose che perdi;
e poi strisciano sui congiuntivi:
se fossi, se avessi, se avessi e se fossi,
se fossimo vivi.
Poesia, poesia,
deh proteggimi ovunque io sia!
poesia, poesia.
I poeti hanno visto la guerra
con gli occhi degli altri
che tanto per vivere han perso la pelle;
cosi scrivon piangendo cipolle
su barbe profetiche intinte nel vino
che pure gli serve.
Poesia, poesia,
Poesia, poesia.
I poeti son liberi servi di re e cardinali
che van ripetendo noi siam tutti uguali;
e si tingono di rosso vivo
ciascuno pensando "Il giorno del nobel
faro l'antidivo".
Poesia, poesia,
deh proteggimi ovunque io sia!
poesia, poesia.
I poeti sono litri di vino bevuti per noia,
per scriver parole davanti al mattino,
mentre sognano bambine nude
che uscendo da scuola
li prendon per mano e gli danno la viola.
Poesia, poesia,
Poesia, poesia.
I poeti son giovani stanchi che servon lo stato
sputandogli in faccia perche sia dannato,
e sbandierano cieli e fontane,
messaggi e colombe,
a noi le campane, ai ricchi le trombe.
Poesia, poesia.
Vecchioni, Roberto
Vecchioni, Roberto
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