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Žodžiai dainai: Ratti Della Sabina. Sotto Il Cielo Del Tendone. Linea 670.


Giocano i bambini, giocano i bambini
fra carcasse d'auto, lavatrici e copertoni,
giocano i bambini, giocano i bambini,
nascosti in fondo a un pozzo dove annegano i pensieri.
E il vento se li porta e il vento li accompagna,
carico di mare e di cattivi odori.
Il vento e un sogno grande che arriva da levante,
racconta le sue storie e poi scompare all'orizzonte.

E corre corre il tempo e balla a piedi nudi,
sopra le auto rubate che brillano alla luna,
e sull'asfalto gonfio di caldo e di sudore,
di mosche e di zanzare, di vino e facce al sole.
E scendono le stelle truccate come neve,
con maschere d'argento e tutti i denti in mostra
e portano preghiere e canzoni da suonare,
quando l'inverno arriva ed ogni notte e una scommessa.

Hanno occhi ritagliati dentro facce da serpente
che dicono di storie di cui non c'e da perdere niente,
sono gonne colorate, sono mani sempre pronte,
a scommettersi il futuro in cambio della buona sorte.

E gira gira il sole fra cantilene strane
urlate a piena voce fra i sedili della metro,
fra vecchie fisarmoniche mai stanche di suonare,
che si aprono e si chiudono per chi le vuol sentire.
E a notte sono fuochi che si alzano oltre il muro
che scaldano fortune indifferenti al falso e al vero
che brillano negli occhi e nell'eco lontana
di parole incomprensibili urlate contro il cielo.

Sono ladri, banditi, straccioni, delinquenti,
vagabondi, senza terra, sporchi e strafottenti,
sempre meglio di cravatte, di colletti e denti bianchi,
che se con una mano danno, con l'altra pre[]ndono per venti.